Dal suo sorgere e fino al delinearsi della primitiva autonomia amministrativa locale e cioe' almeno fino agli anni del Duecento, Bracca segui' le sorti del resto della Valle, quale possedimento feudale dei Vescovi di Bergamo. E anche quando, a partire dal 1098, l'amministrazione vescovile fu sostituita a Bergamo dai primi consigli cittadini, le vallate continuarono a rimanere soggette al potere del vescovo, sia nel civile che nel religioso. E lo furono ancora per almeno un secolo, fino a quando anche le localita' piu' periferiche iniziarono ad ottenere dal Vescovo la concessione dei diritti sulle loro terre e piu' tardi, giovandosi del sostegno del comune di Bergamo, avviarono le prime forme di governo autonomo, fino a conquistarsi il diritto di costituirsi in comuni rurali. Cosi' chiamate perche', a differenza della citta', le comunita' del contado poggiavano i propri intreressi sulle attivita' agricole ed erano gli stessi contadini che sentivano la necessita' di organizzarsi per tutelare i propri intressi. La nascita dei comuni rurali e' strettamente connessa con l'aspetto religioso: la grande distanza dalle chieseplebane a cui dovevano far capo impediva alle comunita' locali di usufruire costantemente del servizio religioso, per cui, specie d'inverno, rimanevano a lungo senza la possibilita' di recarsi alla pieve (nel caso di Bracca a Dossena), per assistere alla messa ed accostarsi ai sacramenti. Cosi' i vari paesi, molto prima della nascita delle parrocchie, costituirono le vicine, cioe' l'insieme degli abitanti dei vici (villaggi), allo scopo di erigere una piccola chiesa e trovare un sacerdote che vi svolgesse il servizio religioso. Da questa organizzazione di carattere religioso a quella civile il passo fu breve: le vicine cominciarono ad interessarsi anche degli aspetti materiali della comunita' e a nominare i delegati di fiducia col compito di provvedere, per quanto possibile, agli interessi collettivi, A partire dal Duecento tali organismi vennero riconosciuti ufficialmente dalle autorita' cittadine che concessero loro una certa autonomia, assieme al diritto di darsi delle norme proprie, codificandole negli statuti rurali. Bracca fu tra i comuni piu' solleciti a determinare nell'anno 1234 i propri confini con i paesi vicini, in ottemperanza ad un decreto del podesta' di Bergamo. Dagli atti e' deducibile che al tempo il comune di Bracca che faceva parte anche Lepreno, abbracciarono un vasto territorio della Valle Serina. I soli altri comuni della valle erano Dossena e Costa Serina, il territorio dunque di Bracca e Lepreno comprendeva quindi anche il territorio di Serina che all'epoca non godeva di alcuna autonomia amministrativa. Nel 1331 Bracca e Lepreno fanno comune a se' e figurano ciascuno per proprio conto.
Lotte Guelfe e Ghibelline
La fase delle liberta' comunali ebbe fine a Bergamo nel 1332 con l'instaurarsi della signoria viscontea. Dal dominio dei Visconti, che duro' quasi ininterrottamente fino al 1428, il territorio bergamasco trasse ben pochi benefici, governo fazioso, spesso iniquo e caratterizzato da un'accentuata imposizione fiscale che ridusse in miseria le popolazioni meno abbienti. Dal punto di vista amministrativo le valli vennero dichiarate "esenti" (1360), cioe' separate dalla citta' e sottoposte al diretto controllo dei Visconti, rappresentati dai loro vicari. Gli anni della signoria viscontea coincisero con quello che puo' essere considerato il periodo piu' tragico della storia della valle, caratterizzato dalle lunghe lotte spietate tra guelfi e ghibellini. All'interno dei paesi la distinzione tra le famiglie guelfe e ghibelline avvenne in relazione a semplici opportunita' di predominio locale e ai collegamenti con gruppi di potere che controllavano la citta' e le vallate. Tale contesto di contrapposizioni violente fu alimentato anche dalla politica dei Visconti che appoggiarono le fazioni ghibelline facenti capo ad alcune potenti famiglie cittadine (Suardi). Per conto i guelfi trovarono un convinto appoggio nelle vallate che di conseguenza divennero il teatro di decennali scontri sanguinosi. Le lotte, atroci e senza tregua, occuparono tutta la seconda meta' del Trecento e i primi anni del Quattrocento e finirono col far precipitare nella miresia piu' nera le gia' povere comunita' vallari. In questi sciagurati contrasti la Val Serina svolse fortunatamente un ruolo non di primo piano, essendosi verificati in questa zona solo pochi episodi di particolare gravita'. Cio' si deve al fatto che tutti i paesi della zona erano di parte guelfa e che la valle era ben difesa dalla rocca della Botta.
Dominio Veneto (1428-1797)
Nel 1428 la Valle Brembana, assieme al resto della Bergamasca, entra a far parte dei domini della Repubblica di Venezia. Ci rimarra' fino all'avvento del regime napoleonico nel 1797. Anche la valle Serina, come gli altri vicariati brembani, godevano dei privilegi di separazione amministrativa dalla citta', concessi dal doge Francesco Foscarini nel 1428 in riconoscimento della fedelta' a Venezia dimostrata dai valligiani. In tutta la val Serina c'erano all'epoca una ventina di mulini e un paio di fucine di ferro. Il patrimonio zootecnico consisteva in 924 capi bovini e 125 tra cavalli e muli. Gli abitanti erano in totale 4.862 di cui utili 805, con 1064 familiari.
La Contrada Galleria all'inizio del secolo
La comunita' di Bracca, assieme all'intera Val Serina, fu regolata durante la dominazione Veneta dallo statuto del 1468, una raccolta di norme riferite a tutti gli aspetti della vita vallare. Il comune che, come si e' visto era stato costituito nel Duecento, armonizza l'attivita' amministrativa alle norme statuarie vallari, ma mantiene i propri organi di governo e potenzia l'apparato burocratico. L'assemblea generale continuo' a funzionare per assumere le decisioni piu' importanti e nominare i sindaci, con il compito di amministrare il comune, applicare le disposizioni dello statuto e controllare per conto del vicario l'operato dei cittadini in materia civile e penale. A Bracca era importante anche la figura del canevaro, funzionario preposto all'ufficio dell'annona, carica assegnata mediante pubblico incanto. Era suo il compito di riscuotere le imposte ordinarie e renderne conto ai sindaci. Al tempo Bracca contava 10 contrade e la popolazione era di 420 abitanti (60 utili, il resto composto da vecchi, donne e bambini). Da punto di vista delle risorse il paese era in condizioni tutt'altro che floride, l'attivita' agricola era poco florida (70 vacche e 2 muli); il settore artigianale dava i soliti panni di lana. Ad integrare il reddito contribuivano poi i pochi impianti installati lungo il corso del fiume Ambria (4 mulini). Poiche' le risorse locali non bastavano a tutti per campare dignitosamente, il fenomeno dell'immigrazione assunse, a partire dalla seconda meta' del Quattrocento, dimensioni rilevanti. Chi lasciava il paese si recava prevalentemente a Bergamo o a Venezia, dove il piu' delle volte si adattava a fare i lavori piu' umili e pesanti: facchini, scaricatori di porto, servi, ma talvolta riusciva a farsi strada e a occupare posizioni di pregio nei vari settori.