All'epoca glaciale Neozoica, si ritiene che il ghiacciaio dei Laghi Gemelli si arrestasse a Lenna unendosi a quello che scendeva da Mezzoldo, all'imbocco dell'Alta Valle Brembana. Durante lo sviluppo seminava massi erratici e ciottoli levigati: ne furono trovati in località Roncale Alto ed in contrada Sasso a Valnegra, e la neve sciogliendosi formo' quelle impetuose masse del Brembo, che scendendo a Valle, scavarono poi nei secoli, aiutate da movimenti tellurici, l'attuale alveolo del fiume per sfociare nella pianura di Almenno. Il terreno del Comune, geologicamente appartiene a Servino o trias superiore, formato da schisti argillosi, molto adatto per la vegetazione di fitti boschi e verdi praterie, mentre il trias inferiore ricco di molluschi si trova alle falde del Monte Ortighera in zona Pienagallo; invece sulla strada da Valnegra a Piazza si vede il quaternario fluvio-graciale. Le abetaie del Monte Toracchio, il ceduo del Culmine, sulle cui falde si trova l'agglomerato di case, ed il verde dei prati che scendono giu' per la collina di San Carlo danno un aspetto ameno e ridente alla posizione. Si ignorano le origini dei primi abitatori. E' opinione comunque che i primi e lontanissimi abitatori di Bergamo fossero Liguri, e quindi sono naturali le ipotesi che Liguri, o Romani, o Orobi di origine Celtica, si spingessero fin quassu' , isolati o in bande, per sfuggire alle diverse e contrarie dominazioni o persecuzioni. Non si conoscono gli usi e i costumi di questa gente. La natura impervia del terreno impedi' loro di lasciare tracce, come avvenne nella vicina Valle Seriana. Con tutta probabilità esercitavano la caccia, la pesca e la pastorizia, dissodando i vari boschi per ricavarne piccoli appezzamenti di terreno da coltivare per uso familiare, vivendo in agglomerati di capanne fatte di tronchi di abete dette baite, che si trasformasono poi in rustici locali.
L'abitato dalla mappa catastale del 1853
La comunità di Valnegra, come tutte le altre della valle, e' posteriore a quella della parrocchia. Si ignora l'epoca precisa della erezione della chiesa primitiva. L'attuale parrocchia, prima che fosse costituita autonoma, dipendeva da quella di S. Martino. Lo smembramento della parrocchia di Valnegra avvenne nel 1494. In memoria di questa dipendenza e del passaggio della chiesa matrice, la prrocchia di Valnegra era tenuta a versare ogni anno un canone, che nel 1896 era di £ 3,40. Tra i diversi motivi di separazione addotti dagli abitanti di Valnegra nella loro domanda, risulta evidente il pericolo a cui si trovavano di frequente esposti durante le interperie, nel tragittare i torrenti Sanetto e della Cornella sulla via S. Martino. Eretta la parrocchia, si sentì anche il bisogno dell'autonomia territoriale comunale. Restano nella consuetudine le tradizionali beghe e lotte per la determinazione dei confini. Era naturale che Valnegra ritenesse validi i confini parrocchiali, molto piu' vasti degli attuali: purtroppo entro' di ragione la toponomastica geografica e così il territorio del comune fu ridotto, e la parrocchia ancor di piu', dato che dovette cedere del terreno ai confinanti.
I confini del Comune di Valnegra vennero di massima stabiliti con atto notarile del 25 Giugno 1590; Dai documenti risulta che fin dal 1452 la Valle Brembana oltre la Goggia, e quindi anche Valnegra, era soggetta al ducato di Milano, sotto l'ambizioso principe F. Sforza. Fin dal lontano 1451 si celebrava in Valnegra la solenne festa della Epifania e si teneva il grande mercato. E' tradizione che in quel giorno convenissero molte persone dai paesi vicini, fra le quali si notavano i cottimisti, gli imprenditori, gli operai che venivano per stipulare i contratti, pattuire la mercede per l'incipiente stagione, iniziando così la grande piaga dell'emigrazione. Le riunioni si tenevano all'aperto sotto i due vettori (portici) posti sulla strada principale (via vecchia) uno all'inizio del paese, ora distrutto, e l'altro, esistente, sulla mulattiera del Chiarello che comunicava con Dossena. Alla lotta tra Guelfi e Ghibellini non fu estranea Valnegra, e come riferisce il Belotti ricordando il crudele governo di Barnabo' Visconti, che giunse a permettere ad ogni Ghibellino di uccidere un Guelfo. Nel 1470 a Valnegra vi fu la visita di S. Carlo Borromeo. Le anime erano 350 delle quali 194 ammesse alla Comunione. L'oratorio di S. Carlo fu eretto a spese di un certo Paganoni Agostino nel 1742 su terreno fluvio-morenico, e come dicono i verbali "fabbricato a capriccio, senza dote, ed in luogo cattivo". Non si sa quale fu lo scopo precipuo di questo oratorio, senonche' un'iscrizione all'interno dice: "Il popolo di Valnegra nel colera del 1867".
La Chiesa di San Carlo oggi
Documenti che avvalorino la tradizione di epidemia di colera a Valnegra a quel tempo, non ve ne sono; e' probabile che il popolo abbia fatto voto per scongiurare il male che serpeggiava in altri luoghi vicini, ed abbia poi costruito il tempio. Venezia, sempre desiderosa di allacciare buoni rapporti commerciali con gli stati vicini, ed anche per merito di alcuni podestà che cercavano di sollevare dalla miseria le popolazioni di Oltre la Goggia, decise, alla fine del Cinquecento, di costruire la strada carrozzabile da Bergamo a Mezzoldo (Cà San Marco). La comunicazione con la Valtellina ed i Grigioni. I mercanti pero' in periodo invernale preferivano fare il lungo viaggio verso Como, e quindi il commercio e la vita della valle venivano paralizzati per lungo tempo. Dopo anni di trattative, di sopralluoghi, petizioni e antagonismi, il 23 maggio 1593, Alvise Priuli fece tagliare una strada di larghezza nel sasso vivo, e così fu compiuta nel 1958 questa strada importantissima per il commercio, ma per Valnegra, cesso' il transito, perche' la nuova strada passo' direttamente da Lenna a Piazza e per conseguenza il paese ando' ancora piu' impoverendosi, obbligando i pochi uomini validi ad intensificare la carovana migratoria che purtroppo ancora oggi continua.
Lapide che ricorda la dominazione Veneta
Valnegra una località fra le migliori della nostra Valle Brembana, con un dolce clima estivo, di cui non si conoscono i calori, temperati da una brezza pomeridiana, nè i rigori dell'inverno, perche' trovasi esposta tutta a mezzogiorno, costituisce un clima ideale per il soggiorno estivo dei bambini. Infatti, se prima si poteva parlare di abbellimeneti o rifacimenti degli abitati vecchi, oggi vanno sorgendo nuove costruzioni che oltre a migliorare il tenore di vita della popolazione, offrono migliore ricezioni ai numerosi villeggianti che nel periodo estivo vengono quassu' per sfuggire la canicola della pianura, e potra' quindi avere certamente uno sviluppo turistico non indifferente.
Valnegra, e' un bel sito, centro di belle e facili escursioni, se l'Autorità e la popolazione si lenderanno ragione di questa fortuna. Industrie vere e proprie di artigianato non esistono. L'agricoltura e' sempre stata limitata: predomina la piccola proprietà privata, ed il foraggio che un giorno bastava appena per il bestiame locale, ora marcisce nel campo, per mancanza di manodopera ma piu' per la diminuzione del patrimonio zootecnico. Se vogliamo far fede ad una vecchia planimetria datata dal 1837, si rivela come Valnegra avesse, un tempo, una fiorente coltivazione di gelsi, ed a nostra memoria si ricorda l'allevamento di bachi da seta. Nel 1903 il patrimonio zootecnico era ancora di: 6 cavalli, un mulo, 83 bovini, 34 maiali, 25 pecore e capre, ma per le ragioni gia' dette, questa ricchezza e' oggi scomparsa. L'agglomerato del paese di origine medioevale, e' diviso da due strade: una vecchia che termina al portico sulla via del Cantone, l'altra, la principale, fino ad ieri, era il transito per la Val Fondra, oggi servita dalla cosidetta traversa, quasi circonvallazione. Valnegra posta a 580 m s.l.m. e' distante 38 km dal Capoluogo: fa parte del Mandamento di Piazza Brembana, Pretura di Zogno, dipende ecclesiasticamente dalla vicaria di S. Martino. La superficie del Comune e' suddivisa in 126 ettari di bosco ceduo o misto alto fusto, 22 ettari di pascolo, 58 ettari di prato e culture agrarie, 5 ettari di improduttivo, 6 di incolto sterile o fabricati. Durante il periodo fascista, Valnegra non subì soprusi, per quanto due volte fu sede, per brevissimo tempo della famosa O.P. La cella campanaria fu privata di due campane , che pero' a suo tempo furono reintegrate.
Ma parlando di Valnegra, non si puo' dimenticare l'azione culturale che ormai svolge da cent'anni il suo centro scolastico, chiamato il "Centro Culturale della Valle" o la "Sorbona dei Gogis" cioe' della Scuola "Opera Pia F. Gervasoni". Fondata nel 1865 con lo scopo precipuo di facilitare ai figli della Valle l'istruzione elementare, che allora mancava nel mandamento. Accanto alla Scuola sorse il Collegio Gervasoni, col suo primo rettore e gestore il maestro Rho, sostiuito poi per ordine del Vescovo Mons. Guindani, dal Sac. Placido Cattaneo dal quale, animato dall'amore per i giovani e dallo spirito di rinunzia proprio degli anni pronti al sacrificio, il Collegio ebbe impulso e incremento. Migliaia di giovani, oggi professionisti, che hanno affrontato qui le prime fatiche sulle sudate carte, hanno onorato ed onorano oggi la Valle Brembana.