Foppolo è la parrocchia più settentrionale e la più alta (m. 1515 slm) della Diocesi e Provincia di Bergamo. Foppolo dista dalla città km. 58 ed ha una superficie di 1625 ha. Foppolo un ameno paesello, ben soleggiato, tra splendide distese di boschi e prati: vera stazione climatica. “ A Foppolo gli fanno bella corona il Pizzo del Vescovo, il Corno Stella, il Pizzo del Toro, i monti Cadelle, Valesino, Cavallo e Pegherolo”. Il paese di Foppolo è diviso in parecchie contrade: Foppolo propriamente detto, Arale, Costa, Moretti, Piano, Sponda, Rovera, Teggie, Cortivo, Vendulaperto, alcune delle quali sono ora quasi deserte. Gli abitanti di Foppolo in buona parte mandriani vi dimoravano soltanto dal giugno al settembre per il pascolo delle mandrie per discendere poi nel piano lombardo. Gli eccellenti pascoli di Foppolo alimentano ottimo bestiame. Industria di Foppolo oltre l’allevamento dei bovini è la fabbricazione dei formaggi che vengono smerciati alla frequentatissima fiera di Branzi.
Da Foppolo si possono compiere molte gite alpinistiche assai interessanti; prima fra tutte qualla del Corno Stella che sorge a guisa di piramide dalla sommità della valle di Carisole, tra il passo Publino e quello di Valcervo. Elevato a 2620 metri, dove alla sua favorevole posizione quello splendidissimo panorama che ne rende così desiderata ed attraente la cima. Merita attenzione quella del monte Toro (m. 2304), Cadelle (2251), Pegherolo (2230), quella dei passi di Dordona (2080), di Porcile (2251), Valcervia (2301). Interessanti le vedrette che formano i laghi Moro e Foppa. Il lago Moro, nella zona di Valle dei Carisoli ha le acque che sembrano nere, popolate da trote. Lo statuto del 1331 dice che con Fondra facevano un solo Comune Carona, Valleve, Foppolo e Cambrembo. Nel 1452 Foppolo si staccò come comune da Valleve.. Anche a Foppolo e precisamente alle Cadelle e poco sotto la Chiesa, vi erano in antico ricche miniere di ferro spatico che portarono alla distruzione dei boschi. Nella casa Berera si aveva adunata una bella collezione di oggetti d’arte ora dispersa. (Fornoni, opera citata). La parrocchia di Foppolo, a detta del Calvi, si staccò da Valleve verso la metà del secolo XVI, ma forse bisogna risalire fino al 1481, anno in cui sorse la sua chiesa parrocchiale. Mons. Federico Cornelio nella visita pastorale del 1624 (vol. 41, p. 329 arch. Curia Vescovile) riportando i dati di una pergamena allora in possesso del Parroco, scrive: “Hoc templum anno 1481 consecratume est a Paganino A.S.Paulo episcopo Dultenensi (?) a Ludovico Donato Bergomi episcopo deputato qui statuit eius amniversarium fieri debere die 9 septembris, at suplliciter efflagitantibus incolis huius parocchiae ut majori cultu celebraretur Petrus Lipomanus in diem S. Rocchi videlicet die Augusti ennuens eorum supplicationibus transtulit anno 1525 die 21 Iulii”. E’ una piccola chiesa con tre altari.
Il maggiore è dedicato a S. Maria Assunta; gli altri due, rispettivamente a S. Antonio Abate ed alla Madonna del Rosario. All’altar maggiore coperto da volta vìerano degli affreschi e all’altare della Madonna una icona antica. Vi erano anche delle confraternite: quella della S.S. Sacramento, eretta dal Rev. Visitatore di S. Carlo durante la sua visita (3 ottobre 1575) e l’altra del S. Rosario. Dell’Oratorio di S. Rocco di Foppolo in monte, nominato dal suddetto visitatore, esistono forse appena le fondamenta. Sullo stesso luogo ove sorgeva l’antica Chiesa parrocchiale di Foppolo, distrutta secondo la tradizione da una valanga, venne innalzata sotto il parroco Don Gio. Maria Dominoni, la nuova, finita nel 1735 e consacrata da Mons. Vescovo Redetti durante la visita pastorale del 2 luglio 1737. Dalle visite pastorali risulta che gli abitanti di Foppolo nel 1575 erano 110; nel 1699, 270; nel 1780, 150; nel 1858, 172; nel 1920, 165; nel 1945, 137. Gli abitanti stabili anche oggi si aggirano su questa cifra. Ma è certo che Foppolo, sede di vita patriarcale quasi proverbiale sulla bocca del Clero, per dire il paese più piccolo, più lontano, più disagiato della Diocesi da vent’anni in qua è ben cambiato; sia per la strada che per la villeggiatura e lo sport invernale. Anzitutto la strada! Per molti secoli la strada non giunse che ai Branzi, e a Foppolo si saliva per una pericolosa mulattiera attraverso Valleve. Durante la guerra 1915/18, in previsione di possibili avanzate nemiche, si costruì il tratto Valleve-Cambrembo. Questa ex strada militare sistemata ed allargata bisognava condurla fino a Foppolo. Vi riuscì l’allora Podestà Antonio Bianchi che brigò molto presso le Autorità. A Foppolo la strada venne ultimata nel 1934 ed inaugurata ufficialmente il sabato 3 novembre alle ore 15.30, alla presenza del Prefetto e di altre autorità, intitolandola ad Arnaldo Mussolini (fratello di Benito) che di essa si era più volte interessato. Il clima di Foppolo poi particolarmente salubre, le magnifiche escursioni estive, le vaste possibilità che offrono gli sport invernali, hanno richiamato in questo minuscolo paese vaste correnti turistiche con conseguente crescente sviluppo delle attrezzature sportive e delle costruzioni. Chi ha visto Foppolo molti anni fa, quando sul piccolo piazzale di arrivo scarsi automezzi manovravano con difficoltà …. stenta a riconoscerlo.
Accanto alle antiche rustiche case in pietra, sono sorti altri fabbricati con locali di ristoro e la stazione di una veloce funivia che conduce al piazzale degli alberghi a quota 1600, dove trovansi l’albergo Dalmine, Cristallo, Bianchi, Europa, Monhotel. Da qui partono le nuove seggiovie di cui una in due tratti conduce sul Montebello a quota 2300, l’altra sul monte Valgussera a quota 2400. La valorizzazione turistica di Foppolo, pur lasciandola all’iniziativa dei privati, è stata studiata dall’ Ente Provinciale del Turismo, ed è oggi uno dei centri di turismo più noti ed apprezzati. La fama di Foppolo è dovuta non soltanto ai magnifici campi di neve, alle attrezzature, ma anche alla scuola nazionale di sci, gestita dalla “Pro Foppolo”, scuola tra le prime d’Italia. A Foppolo l’afflusso d’inverno è addirittura enorme: oltre 300 autovetture. Cosa riserva l’avvenire? Così scriveva il relatore a introduzione dell’elenco di consegna dei beni immobili e dell’inventario parrocchiale nel 1959.