Serina risale probabilmente al quinto secolo, quando a seguito delle invasioni e delle persecuzioni in pianura, varie famiglie si rifugiarono in piu' sicura sede, tra i monti. Sempre secondo tradizione, pare che iniziatori di Serina siano stati due fratelli alemanni: uno il Ceronio, si fermo' nella località dove ora sorge Lepreno; l'altro un certo Carrerio, diede inizio all'insediamento di Serina; una contrada ancora lo ricorderebbe: quella detta Carrera. Un altro ramo della famiglia citata fu detto poi dei Tiraboschi....
Le antiche storie ci parlano di miniere sfruttate dai Romani, specialmente verso Dossena: e del resto la Chiesa di questo paese era considerata la matrice anche dei villaggi della Val Serina. Fu un certo serinese, certo Giov. Pietro Tiraboschi Bombello (1573-1655), che dispose per testamento: "sia fatta una strada da Serina al ponte di Tiolo (presso Ambria) bella e larga e piana per la quale comodamente si possa transitare coi cavalli, spendendo pero' del denaro destinato alla fabbrica et al Monasterio, e sia fata avanti siano poste dentro le monache, accioche' abbiano piu' libero et commodo l'adito le persone ed anche il commodo per le vettovaglie che si condurranno per il vitto della terra et anco del monastero". Ma le cose si trascinarono nel tempo per questioni sorte con gli eredi. Precedentemente era stata fatta un'altra strada sul lato destro del torrente per interessamanto del Capitano della Serenissima Michiel (1.500). Piu' tardi poi venne costruita una strada carrozzabile sul fondo valle, dal 1880 al 1885, che e' l'attuale. Lo stemma antico di Serina merita di essere segnalato: esso e' su sfondo azzurro, con tre lucenti stelle ed una sirena. Ricco di acque e' il paese che diede il nome alla valle. La parrocchiale e' del 1460. Non bisogna dimenticare che a Serina nacque verso il 1480 Palma il Vecchio, che morì poi a Venezia nel 1528. Del dominio veneto rimane qualche ricordo: c'era una casa, in parte diroccata, dove la Serenissima aveva i suoi uffici e dove avveniva l'accettazione dei soldati. Vi si vedeva la caratteristica porta a tre battenti che dava passaggio ai pedoni ed alla mulattiera. Questa strada attraversava un portico: ma ora gli archi sono stati accecati. Il pacifico dominio veneto duro' a Serina e nella sua valle sino al 1797, all'epoca della rivoluzione francese: si susseguirono poi passaggi ed occupazioni di Tedeschi, di Russi, di Cosacchi che saccheggiarono il ridente territorio; dopo la ventata napoleonica, l'Austria si insedio' anche nella valle e vi rimase sino al 1859. Ma l'avvenire di questo gioiello tra i monti e' e sempre piu' sara' nel turismo, per cui già possiede buone attrezzature.
I due Palma a Serina
Interessante osservare il quadro della Galleria di Dresda, che riproduce visioni di Val Serina, negli sfondi. E' un quadro che raffigura l'incontro di Giacobbe e di Rachele: esso e' opera insigne di Palma il Vecchio. Palma il Vecchio nacque appunto a Serina, pare, intorno al 1480, ma nel locale archivio serinese non si trova alcun atto di nascita, che lo comprovi (morì nel 1528). Il noto pittore soleva firmarsi "Jacopo de Antonio Negretti depentor" ovvero anche "Jacopo Palma depentor". Il suo vero cognome era dunque Palma o Negretti ? Ovvero, come altri vuole, "Della Valle" o "Valle" ? C'è chi ha scritto che il pittore apparteneva alla famiglia Negretti della Valle, che avevano come soprannome Palma. Ma fu poi avanzata l'ipotesi che anche il termine "de la Valle" o "de Lavalle" facesse parte del medesimo cognome e non stesse semplicemente a indicare il luogo dell'abitazione, situato in Valle. L'ipotesi potrebbe essere accettabile. Anche sull'ipotetica casa di Palma (non su quella degli antenati) si sono scritte e dette varie cose: la casa sarebbe situata in Serina alta, in un antica cascina, con arcaiche pietre ancora in parte conservate. Sta di fatto che ora il cognome Valle o Della Valle, un tempo diffuso, e' del tutto scomparso in loco e così pure quello dei Negretti, derivato forse da una caratteristica fisica di alcuni suoi membri. Scrive il Tassis: "Fece per la sua patria Serinalta, con particolare attenzione ed amore due stimatissime tavole ed una in Alzano...".
Quali siano quaste tavole, così ricordate, non e' possibile dire. Ora, le opere notevoli che a Serina si conservano e si segnalano come lavori di Palma il Vecchio sono non molte. Il "Polittico", che si puo' ammirare nella sagrestia della parrocchiale e che raffigura al centro la presentazione di Maria; ai lati poi, in altrettanti riquadri, vari santi. Notevoli alcune figure femminili, che rilevano chiari influssi veneziani. Nella stessa parrocchia, ad un altare laterale, e' da osservarsi il "Cristo Risorso", nella parte centrale del quadro, poichè ai lati si tratta di rifacimenti. Nella sacrestia poi e' da osservarsi, dietro vetro, uno stendardo, con un "Cristo fra due Santi", che reca la firma di Antonio Palma, "Ant. Palma pintxit" e la data MDLXI (1561). Questo Antonio e' il padre di Palma il Giovane, figlio di un fratello di Palma il Vecchio. Di Palma il Giovane, nato a Venezia nel 1544 da Antonio Palma, Serina possiede nella chiesetta del Convento, quasi al centro del paese, un "Cristo crocefisso", mirabilmente raffigurato la costruzione del Convento risale alla munificenza di Bombelli-Tiraboschi, che lo eresse con proprio denaro. Altro quadro attribuito a Palma il Giovane si puo' scorgere nella chiesina di S. Rocco, quasi all'entrata di Serina. Da osservarsi le figure dei Santi Francesco, Rocco e Sebastiano; in alto Madonna e Santi in gloria. Nella stessa chiesa, al lato sinistro di chi entra, sono affiorati, pur mutili, alcuni affreschi quattrocenteschi. Degna di attenta osservazione una "Madonnina" dal fine profilo e, a fianco, due fraticelli. Palma il Giovane cesso' di vivere nel 1628, "oppresso da catarro"... e poco prima d'esalare lo spirito chiese da scrivere e vi fu recato un lapis... e benche' fosse agonizzante così annoto' "io vedo e sento...ma non posso favellare"...e poco dopo spiro'. Nella contrada detta del Bosco, ove si trova la piccola chiesa di S. Rocco, ebbe origine la famiglia dei Tiraboschi, nota fra l'altro per la figura di Antonio Tiraboschi autore del "Saggio di un vocabolario bergamasco" (1859).