Cassiglio (Cassèi, in dialetto): che diamine, ma da Ca' Sei, ovvero sei case, quante appunto erano quelle cge, una volta, formavano il romito borgo della Valle Stabina. Cosi' parlo' la gia' per l'addietro laudata Accademia del "Tem de l'öna". Ma se la su vuol mettere sul faceto, allora preferiamo starcene con il professor Carlo Traini, che sapeva all'occasione muovere, sotto i baffi, la penna con garbato umorismo. Si dice dunque (narra lo scrittore in "Superstizioni e leggende Bergamasche") che quando Iddio ebbe finito di mettere insieme il mondo, s'incammino' fuori del Paradiso accompagnato da un angelo che portava una cesta con dentro i paesi da far sorgere qua e la'. Compiuto il giro, mentre il Creatore, contento di avere finalmente terminata anche quella faccenda, rifaceva la via del ritorno, l'angelo si accorse che, in un angolo dela cavagna, era rimasto un paesino proprio da nulla. "Che devo farne ?" chiese. "Cassìl i gliò (cacciatelo li)" rispose il Padre Eterno con burbera indifferenza. L'angelo lascio' cadere quei rimasugli e nacque Cassiglio. Il quale, per passare al serio, e' rimasto, per fortuna, se non com'era ai tempi dell'angelo, quasi identico a quello idilliaco testimoniatoci pittorescamente nella illustrazione della cartolina anni '30. Le case attruppate attorno alla parrocchiale di San Bartolomeo sono ben piu' di sei. Sulla facciata d'una di esse, settecentesca, vi e' affrescata una "Danza Macabra", che tuttora suscita l'interesse dei turisti.